Prima visita cardiologica: quando farla e cosa aspettarsi

5 settembre 2025

Prima visita cardiologica: quando farla, come si svolge e quali esami aspettarsi per proteggere la salute del cuore

La prima visita cardiologica è un passaggio fondamentale per ottenere una valutazione completa dello stato di salute del cuore e del profilo di rischio cardiovascolare, ossia di quei fattori che possono aumentare la probabilità di sviluppare una patologia cardiaca. Tra i più comuni ricordiamo: ipertensione arteriosa, diabete, fumo, obesità, colesterolo e trigliceridi alti, età avanzata e familiarità per malattie cardiovascolari.


Durante la visita, il cardiologo raccoglie la storia clinica del paziente, valuta eventuali sintomi presenti e può prescrivere esami di approfondimento. L’obiettivo è duplice: da un lato, prevenire l’insorgenza di malattie cardiovascolari nei soggetti a rischio; dall’altro, diagnosticare e trattare eventuali patologie già presenti come cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, valvulopatie, cardiomiopatie o aritmie.

Prenotare una visita cardiologica significa investire sulla prevenzione, individuando precocemente i problemi e avviando un percorso di cura mirato, con il supporto di specialisti e strumenti diagnostici avanzati.


Quando fare la prima visita cardiologica

Come si svolge la prima visita cardiologica

Fattori di rischio e sintomi: quando è il momento di fare una visita cardiologica

Esami del sangue per la salute cardiovascolare

Esami cardiologici più comuni

Esami cardiologici in gravidanza

FAQ prima visita cardiologica: le risposte alle domande più frequenti

Prima visita cardiologica: quando farla e cosa aspettarsi

Quando fare la prima visita cardiologica

La prima visita cardiologica non deve essere rimandata solo alla comparsa di sintomi: la prevenzione gioca un ruolo fondamentale.

  • In età infantile e adolescenziale, i controlli cardiologici hanno lo scopo di identificare eventuali patologie congenite, che in alcuni casi possono essere asintomatiche.
  • In età adulta, invece, lo screening è utile per rilevare malattie acquisite, spesso legate allo stile di vita (fumo, alimentazione scorretta, sedentarietà) o all’avanzare dell’età.


Un controllo cardiologico è particolarmente raccomandato intorno ai 50 anni, anche in assenza di sintomi evidenti. Se non emergono fattori di rischio, il cardiologo potrà semplicemente programmare una nuova visita su consiglio del medico curante.


Se invece dal primo screening vengono rilevati fattori di rischio cardiovascolare come ipertensione, colesterolo alto, diabete o dislipidemie, lo specialista potrà consigliare controlli annuali, per monitorare lo stato di salute del cuore e intervenire tempestivamente in caso di necessità.

Come si svolge la prima visita cardiologica

La visita cardiologica si apre con l’anamnesi, ovvero una serie di domande che consentono al medico di raccogliere tutte le informazioni utili alla diagnosi. In questa fase il cardiologo si informa su:

  • eventuali sintomi legati a problemi cardiaci;
  • stile di vita (alimentazione, attività fisica, fumo, consumo di alcol);
  • farmaci assunti;
  • storia familiare di cardiopatie (infarti, ictus, ipertensione).



È importante rispondere con sincerità e disponibilità a modificare abitudini poco salutari, perché la prevenzione è parte integrante della cura.

Segue poi l’esame obiettivo, durante il quale il medico effettua una valutazione clinica accurata:

  • controlla aspetto generale, colore della pelle, peso corporeo ed eventuali gonfiori agli arti inferiori;
  • misura la pressione arteriosa con lo sfigmomanometro;
  • palpa il torace per valutare la dimensione del cuore ed escludere cardiomegalia;
  • esamina l’addome per verificare la presenza di ingrossamento del fegato;
  • palpa vene e arterie, valutando il polso arterioso in diversi punti del corpo (polso, collo, gomito, ascella, inguine, ginocchio, piede);
  • ascolta, con lo stetoscopio, i suoni cardiaci, polmonari e dei vasi sanguigni per individuare eventuali anomalie;
  • utilizza l’oftalmoscopio per esaminare vene e arterie della retina, uniche visibili direttamente, utili a rilevare segni di ipertensione o altre patologie vascolari.


Al termine della visita, il cardiologo elabora una valutazione personalizzata e può prescrivere:

  • esami di approfondimento,
  • terapie farmacologiche mirate,
  • oppure modifiche allo stile di vita per ridurre i fattori di rischio.
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Fattori di rischio e sintomi: quando è il momento di fare una visita cardiologica

Prendersi cura del cuore prima che compaiano i sintomi è il modo migliore per preservarne la salute. Per questo, la visita cardiologica non va vista solo come un atto “riparativo”, ma soprattutto come un esame di prevenzione.


In generale, si raccomanda di eseguire controlli regolari:

  • agli uomini dopo i 35 anni,
  • alle donne dopo i 40 anni,
  • e in ogni caso con maggiore frequenza in presenza di fattori di rischio cardiovascolare, come:
  • colesterolo alto (ipercolesterolemia),
  • ipertensione arteriosa,
  • obesità o sovrappeso,
  • diabete,
  • vita sedentaria (meno di 30 minuti di attività fisica al giorno),
  • fumo (che raddoppia il rischio di malattie cardiovascolari),
  • storia familiare di infarti o altre cardiopatie,
  • depressione o condizioni di stress cronico.


Segnali da non sottovalutare

Oltre alla prevenzione, esistono alcuni sintomi che, se presenti, richiedono una valutazione cardiologica tempestiva. Nessuno di essi da solo è sufficiente a fare diagnosi, ma insieme possono indicare un problema cardiovascolare. Tra i più importanti:

  • Stanchezza e affaticamento immotivati, soprattutto se associati a respiro corto, mal di testa, debolezza o confusione.
  • Dolore al petto (anche breve o lieve), specie se accompagnato da sudorazione, nausea, svenimento o palpitazioni.
  • Dolori a schiena, collo, mascella, spalle o braccia, in particolare negli individui con precedenti episodi cardiaci.
  • Difficoltà nel linguaggio o nella vista, possibili segnali di ictus.
  • Respiro affannoso (dispnea), che può derivare da malattie respiratorie ma anche da insufficienza cardiaca.
  • Capogiri, vertigini o svenimenti improvvisi, che indicano una riduzione del flusso di sangue al cervello.
  • Gonfiore improvviso agli arti inferiori, che può essere legato a ristagno di liquidi o a coaguli di sangue nelle vene.
  • Intorpidimento o dolore a un arto, specie se accompagnato da pallore, cianosi o altri sintomi cardiovascolari.
  • Cambiamenti di colore della pelle, come pallore marcato o labbra bluastre.
  • Sintomi generici ma persistenti come febbre, inappetenza, stanchezza e malessere, se associati ai disturbi sopra citati.


Esami del sangue per la salute cardiovascolare

Gli esami del sangue rappresentano uno strumento fondamentale per valutare il rischio cardiovascolare e monitorare la salute del cuore e dei vasi sanguigni. Oltre ai test di base, oggi sono disponibili anche marker innovativi che consentono una prevenzione più accurata.

  • Colesterolo totale, LDL e HDL: valori alterati possono aumentare il rischio di aterosclerosi e infarto. È importante valutare non solo il colesterolo totale, ma anche il bilancio tra colesterolo “cattivo” (LDL) e “buono” (HDL).
  • Trigliceridi: alti livelli sono associati a sindrome metabolica, diabete e aumentato rischio di malattie cardiovascolari.
  • Glicemia e HbA1c: utili per identificare diabete o pre-diabete, condizioni che compromettono la salute del cuore.
  • PCR ultrasensibile (hs-CRP): un indicatore di infiammazione sistemica, sempre più utilizzato per stimare il rischio cardiovascolare residuo.
  • ADMA (Asymmetric Dimethylarginine): è un biomarcatore innovativo che riflette la funzione endoteliale. Livelli elevati di ADMA sono associati a un maggiore rischio di aterosclerosi e malattie cardiovascolari perché ostacolano la produzione di ossido nitrico, sostanza fondamentale per la dilatazione dei vasi sanguigni.
  • oxLDL (colesterolo LDL ossidato): rappresenta la forma “ossidata” del colesterolo LDL ed è direttamente coinvolta nella formazione delle placche aterosclerotiche. È considerato uno dei marker più predittivi del rischio di eventi cardiovascolari.
  • Un pannello ematico completo, che includa sia i parametri tradizionali che quelli più avanzati come ADMA e oxLDL, permette quindi di ottenere una valutazione più precisa e personalizzata del rischio cardiovascolare e di impostare strategie di prevenzione mirate.

Esami cardiologici più comuni

Dopo la visita cardiologica, lo specialista può prescrivere alcuni esami di approfondimento per valutare in maniera più dettagliata la salute del cuore e dei vasi sanguigni. Ecco i principali:

  • Monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa (Holter pressorio)
    Serve a registrare i valori pressori per 24-48 ore tramite un piccolo dispositivo indossabile. È utile quando la pressione arteriosa mostra variazioni significative o in caso di sospetta ipertensione.
  • ECG (elettrocardiogramma)
    Rileva l’attività elettrica del cuore attraverso elettrodi applicati sulla pelle. Dura pochi minuti, è indolore, non richiede preparazione ed è fondamentale per individuare aritmie, ischemie o ingrossamenti cardiaci. Può essere eseguito a riposo o sotto sforzo.
  • Holter cardiaco (ECG dinamico)
    È un elettrocardiogramma prolungato, che registra l’attività elettrica del cuore per 24-48 ore mentre il paziente svolge le normali attività quotidiane. Indicato soprattutto per diagnosticare aritmie non sempre rilevabili con un ECG tradizionale.
  • Radiografia del torace
    Fornisce informazioni su cuore, polmoni e vasi sanguigni toracici. È spesso uno dei primi esami prescritti in caso di sospetta patologia cardiaca. Può essere eseguito anche in gravidanza, con le dovute precauzioni.
  • Risonanza magnetica cardiaca (RMC)
    Permette di studiare con grande precisione la struttura e la funzionalità del cuore e dei vasi sanguigni. Non può essere effettuata in presenza di dispositivi metallici, come pacemaker o protesi metalliche.
  • Scintigrafia miocardica
    Prevede l’iniezione di un tracciante radioattivo, che permette di valutare l’afflusso di sangue al cuore e il funzionamento del muscolo cardiaco. È un esame mirato, richiesto in situazioni particolari.
  • Ecocardiogramma (ecografia del cuore)
    Grazie agli ultrasuoni consente di osservare in tempo reale la struttura e il movimento del cuore, valutando cavità, valvole e contrattilità del muscolo cardiaco.
  • Ecocolordoppler
    Unisce ecografia ed effetto Doppler per analizzare il flusso sanguigno e rilevare eventuali occlusioni o restringimenti. Può essere eseguito sul cuore, sulle arterie del collo (tronchi sovraortici) o sugli arti inferiori/superiori (arterioso o venoso).
  • Test da sforzo
    Valuta la risposta del cuore durante esercizio fisico controllato (su cyclette o tapis roulant), monitorando ECG e pressione arteriosa. Serve a diagnosticare ischemie, aritmie o valutare la capacità funzionale cardiaca.

Esami cardiologici in gravidanza

Effettuare esami cardiologici in gravidanza è consigliato sia per la madre sia per il feto.
Alcune patologie cardiovascolari della gestante, infatti, possono compromettere l'esito della gravidanza e la vita stessa della donna. In particolare le
stenosi (restringimenti nelle aperture delle valvole cardiache) e l'insufficienza cardiaca (compromessa funzionalità del cuore) sono molto pericolose, in quanto la gravidanza comporta un maggiore lavoro per il cuore, aggravandone eventuali disturbi.
 
Identificare con anticipo queste problematiche aiuta a prevenirne le complicanze. Le donne con
malformazioni cardiache congenite (anomalie nella struttura del cuore) in genere possono portare a termine la gravidanza con successo, ma il bambino potrà avere le stesse patologie e dunque è importante effettuare esami cardiaci per esserne consapevoli.
Controlli frequenti al cuore della gestante e del feto sono dunque consigliati in tutte le gravidanze, soprattutto se gemellari e/o se la madre:

  • Ha già avuto altre gravidanze;
  • Ha superato i 30 anni d'età;
  • Fuma o beve molto;
  • Ha una storia familiare di malattie cardiovascolari;
  • Presenta preeclampsia (un aumento della pressione sanguigna tipico della gravidanza).

Gli esami del cuore più comuni in gravidanza sono:

  • Ecografia: efficace per monitorare la salute cardiaca della puerpera e per ricavare informazioni sugli organi del feto. Se il medico lo ritiene necessario può prescrivere anche una ecografia interna alla vagina
  • L'ecocardiografia sul feto: si esegue intorno alla ventesima settimana di gravidanza con cardiologi specializzati in cardiografia fetale e pediatrica. Come un normale ecocolordoppler, permette di analizzare la funzionalità dei vasi oltre che le strutture;
  • L'ecocardiogramma fetale: efficace per identificare circa il 90% delle malformazioni cardiache congenite.

Gli unici esami che presentano controindicazioni in gravidanza sono quelli radiologici che, se non rinviabili, si potranno eseguire con le opportune precauzioni a tutela del feto.


Visita cardiologica pediatrica: bambini e neonati

La visita cardiologica è obbligatoria nei bambini e nei neonati che presentano malformazioni cardiache congenite anche lievi ma è consigliata a tutti i bambini sani.
Gli esami di accertamento per i bambini sono ECG, ecografie e prove da sforzo. In particolare, l'
elettrocardiogramma (o ECG) è un esame raccomandato anche per lo screening di neonati.
L'ECG sui bambini e sui neonati si svolge come quello per gli adulti. Ma se agitati, tra i 6 mesi e i 3 anni si può effettuare in sedazione. Caso in cui è necessario il digiuno da almeno 2 ore.

FAQ prima visita cardiologica: le risposte alle domande più frequenti

La prima visita cardiologica solleva spesso domande: serve una preparazione? Quanto dura? È dolorosa? Quali esami si fanno? Abbiamo raccolto le FAQ più frequenti per rispondere in modo chiaro e semplice ai dubbi dei pazienti.

  • Quando bisogna fare la prima visita cardiologica?

    È consigliata agli uomini dopo i 35 anni e alle donne dopo i 40, anche senza sintomi. Va fatta prima se ci sono fattori di rischio (ipertensione, diabete, fumo, colesterolo alto, obesità, familiarità).

  • Quali sono i sintomi dell’Serve una preparazione particolare?surrenalica?

    No, non è richiesta alcuna preparazione. È però utile portare con sé referti, esami recenti e l’elenco dei farmaci assunti.

  • Come si diagnostica l’insufficienza surrenalica?

    No, è una visita non invasiva e indolore. L’ECG e la misurazione della pressione sono esami semplici e sicuri.

  • Quali esami può prescrivere il cardiologo dopo la prima visita?

    Tra i più comuni ci sono l’elettrocardiogramma (ECG), l’ecocardiogramma, il test da sforzo, l’Holter cardiaco e l’Holter pressorio.

  • Chi deve fare visite cardiologiche regolari?

    Chi ha già patologie cardiache, chi presenta fattori di rischio cardiovascolare e chi manifesta sintomi sospetti come dolore al petto, affanno o palpitazioni.

  • Cos’è una crisi surrenalica?

    È una complicanza grave dell’insufficienza surrenalica, potenzialmente fatale se non trattata subito. Può essere scatenata da traumi, infezioni o forte stress e richiede immediata somministrazione di corticosteroidi endovena.

  • Chi è a rischio di insufficienza surrenalica?

    La forma primaria può insorgere a qualsiasi età, spesso per cause autoimmuni. La secondaria è più frequente in chi ha problemi ipofisari o dopo terapie prolungate con cortisonici ad alte dosi.

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Non aspettare la comparsa dei sintomi: prendersi cura del cuore oggi significa vivere meglio domani.

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